Università di Siena-Tunisia: una collaborazione a supporto della transizione democratica

Lo scorso 6 maggio, per la prima volta dalla “rivoluzione dei gelsomini” del 2011, in Tunisia si sono svolte le elezioni amministrative. La professoressa Tania Groppi è stata presente come osservatore nella delegazione del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa. L’appuntamento elettorale è stato un momento molto atteso – anche perché più volte rimandato nel Paese – sul quale si sono concentrate le attenzioni della politica internazionale, per la significativa portata nel processo di democratizzazione nell’area sud del Mediterraneo. I sette osservatori della delegazione sono stati presenti nei seggi di Tunisi, Biserta, Beja, Kairouan.
Alla professoressa Groppi, costituzionalista, abbiamo chiesto di raccontare il suo punto di vista, maturato “sul campo” e attraverso numerose altre esperienze nel Paese. Dal 2012 ha infatti coordinato per conto dell’Università di Siena progetti di ricerca che hanno avuto l’obiettivo di supportare la transizione democratica in Tunisia, grazie al sostegno dell’Unione Europea, della Regione Toscana e dell’organizzazione no profit Democracy Reporting International.
Le votazioni, pur nella scarsa partecipazione, come ha raccontato anche la stampa, si sono svolte in un clima disteso di forte attivazione democratica da parte dei cittadini. Ma quali saranno secondo lei gli sviluppi futuri del nuovo corso in Tunisia?
“Le elezioni del 6 maggio rappresentano un evento storico per la Tunisia, grazie al quale 7mila 212 consiglieri eletti nei municipi, esercitando la democrazia di prossimità, affiancheranno i 216 componenti del parlamento unicamerale tunisino, diventando punti di raccordo tra l’apparato amministrativo e la popolazione, che secondo la costituzione tunisina entrata in vigore nel 2014 è declinata come democrazia partecipativa. Si tratta di un passaggio indispensabile della transizione e della stabilizzazione della democrazia in Tunisia, che dovrebbe consentire un radicamento capillare di questa sul territorio, riaccendendo le speranze di una popolazione che, di fronte alle difficoltà crescenti della vita quotidiana, ha mostrato negli ultimi anni una crescente disillusione, distacco dalla politica, abbassamento del livello di partecipazione. Occorre ricordare – precisa Groppi – che l’avvio di una normale vita politica democratica negli scorsi sette anni è stata caratterizzata da significative difficoltà, dovute alle numerose tensioni e fratture che percorrono il paese: quella territoriale e sociale, che vede le regioni dell’interno povere ed emarginate rispetto alla capitale e alle regioni costiere più sviluppate; quella ideologica e culturale, che vede fronteggiarsi un partito islamista appartenente alla Fratellanza musulmana, Ennahda, espressione delle convinzioni di una buona fetta della popolazione, e diversi partiti laici, alcuni dei quali in più o meno aperta continuità con il precedente regime, in dialettica con una società civile vivace nella quale le donne giocano un ruolo di primo piano. Tutto ciò in quadro geopolitico regionale alquanto complesso, caratterizzato dal diffondersi del terrorismo a matrice islamista, dal deteriorarsi della situazione della vicina Libia e da una crisi economica che si è trasformata in una vera e propria emergenza finanziaria e sociale, con un settore pubblico che non riesce più ad offrire quei servizi che per decenni hanno connotato l’identità tunisina, come un buon livello di istruzione pubblica gratuita e un accettabile sistema sanitario pubblico”.
In modo non prevedibile, la Tunisia ha votato con una legge che assegna alle donne il 50% del diritto alla rappresentatività negli organi legislativi, una situazione unica non solo all’interno delle aree di cultura islamica, ma anche rispetto all’Europa e all’Occidente in generale. Quali potranno essere le conseguenze politiche e sociali di tutto ciò in un’area sulla quale premono varie sollecitazioni di instabilità?
“La legge elettorale municipale prevede sia la parità verticale che orizzontale. Si vota col sistema proporzionale, ove la competizione avviene tra liste concorrenti bloccate che hanno un numero di componenti pari ai consiglieri comunali da eleggere: perché le liste siano giudicate ammissibili dall’ISIE (l’autorità indipendente che gestisce le elezioni) occorre che sia rispettata da ogni lista l’alternanza uomo donna e, per le liste presenti in più di un comune, che i capilista siano in pari numero dei due sessi. Si tratta di una normativa che non ha pari non solo nel mondo arabo islamico, ma anche in occidente, e che si può comprendere soltanto considerando il ruolo fondamentale che le donne rivestono in Tunisia, nonché il processo storico di emancipazione femminile avviato fin da prima dell’indipendenza da Bourghiba. L’impressione sul campo è che questa norma, unita a quelle sulla presenza di giovani e di portatori di handicap, abbia reso alquanto complessa la costruzione delle liste. Tuttavia, è indubbio che possa contribuire a valorizzare ulteriormente la presenza delle donne – che sono la componente trainante di questa società – nelle istituzioni tunisine. Alcune giovani donne candidate che ho incontrato, indubbiamente candidate proprio grazie a questa normativa, hanno mostrato un po’ di scetticismo, temendo una ondata di dimissioni in massa delle donne per essere rimpiazzate dai candidati uomini che seguono nella lista. Tuttavia, considerato il livello di consapevolezza delle donne tunisine, ciò non mi pare plausibile”.
Come costituzionalista lei ha svolto negli ultimi anni anche un’azione di formazione diretta sul campo rispetto ai temi della partecipazione democratica: ritiene ci sia fiducia nella possibilità del cambiamento da parte dei cittadini tunisini?
“In questi anni in Tunisia, soprattutto nella attività di formazione presso la società civile e i partiti, ho incontrato tantissime persone, piene di coraggio e di voglia di guardare avanti, per le quali provo grande ammirazione e rispetto. Anche negli ultimi giorni, percorrendo in profondità le campagne di province rurali dei governatorati di Kairouan e Zaghouan, ho avuto l’opportunità di parlare di elezioni e politica con molti tunisini, nelle piccole scuole di campagna dove erano allestiti i seggi. Nonostante il tasso di partecipazione sia stato basso, il 35% circa degli aventi diritto, con una bassissima partecipazione dei giovani, credo che le elezioni comunali siano state un momento importante della vita democratica tunisina, e soprattutto una tappa indispensabile. Le elezioni sono state organizzate molto bene, a riprova del fatto che ormai la Tunisia è una democrazia elettorale a pieno titolo. In alcune realtà urbane, si sono affermate liste indipendenti espressione della mobilitazione diretta dei cittadini: penso ad una grande municipalità di Tunisi, Ariana, dove la lista guidata dal costituzionalista Fadhel Moussa (che è stato ospite della nostra Università e col quale abbiamo continui scambi) ha avuto un successo clamoroso, surclassando i due principali partiti politici. Tutto ciò mi fa ben sperare per il futuro, specialmente in relazione all’emergere di un nuovo ceto politico, come quello costituito dalle liste indipendenti”.
Nel lungo percorso che la Tunisia avrà davanti a sé l’educazione e l’Università avranno una parte fondamentale nella crescita culturale e sociale del Paese. Anche l’Università di Siena, con il gruppo di ricerca della professoressa Groppi, il Dipec – Gruppo di ricerca e formazione sul diritto pubblico europeo e comparato, continuerà ad essere impegnata su vari fronti nella collaborazione in programmi che mirano a consolidare la giovane repubblica. Proseguirà il progetto di formazione per la società civile di una delle province più disagiate dell’interno del paese, Kasserine, insieme a Regione Toscana e Anci, cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo. In più, entrerà nel vivo il progetto di scambio di studenti, docenti e personale amministrativo con due università tunisine, quella di Carthage e di Sousse, finanziato dall’Unione europea, Erasmus Plus KA 107, 2017-2019. E a riprova delle sempre più strette relazioni tra l’Università di Siena e la Tunisia, l’Ambasciatore del Paese in Italia interverrà in Ateneo il prossimo 30 maggio alla presentazione alla comunità universitaria di questo programma che prevede opportunità anche per gli studenti senesi.
A.G.
14 maggio 2018